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L'IMPREVISTA. Un'altra visione del futuro

Aveva quattro anni quando cadde il Muro di Berlino, cinque quando il PCI cambiò nome in PDS, sette quando scoppiò Tangentopoli. Quindi è cresciuta nell’ epoca di Silvio Berlusconi: non aveva neanche dieci anni nel 1994, l’anno della discesa in campo. “ Quegli anni hanno segnato la mia infanzia e la mia adolescenza. In tutto quel tempo non ho praticamente conosciuto niente di diverso che lo scontro tra il Cavaliere e un centrosinistra in cerca di identità e diviso, quasi sempre. In questo risiede il motivo della mia passione verso la politica ma della distanza con i partiti”. Ha la voce roca Elly Schlein, reduce dalla Fiom a Torino e da giorni, settimane, mesi di tour per l’ Italia a parlare con le persone, ascoltare voci, guardare negli occhi le parti sociali. Piazza Vittorio è gremita, moltissimi esponenti PD, rappresentanti di tutte le correnti, sindacalisti, tanta, tantissima stampa per la prima presentazione nazionale de “L’ imprevista” (Feltrinelli) il libro che è diventato un racconto e un viaggio, temporale ma anche fisico, visto che per mesi Susanna Turco ha viaggiato con la segretaria e tra Milano, Cutro, Venezia, ha annotato sul taccuino lacrime e pioggia, bisogni e speranze.

“L’impegno politico non è dipeso da un episodio particolare. Per la mia generazione occuparsi di politica è stata da principio una ribellione contro il berlusconismo. Quello che in fondo noi sentivamo — era un po’ la narrazione prevalente, e un po’ era anche vero — era una sinistra che non riusciva a contrastarlo efficacemente. Ecco la molla. Il mio impegno politico non è nato da un’ambizione personale, mai avrei detto che da grande avrei voluto fare la politica.  È strano, perché so che in politica ci sono tanti che invece partono già con l’idea di arrivare da qualche parte, che hanno un obiettivo predefinito: per me non è mai stato così. Non mi pensavo come una front runner. Ho sempre fatto quello che in quel momento ritenevo giusto e utile fare rispetto a una comunità con la quale mi sono sempre mossa, e che poi via via si è allargata. Si è organizzato il pensiero nel tempo. Già nel 2013, nel Pd, facevamo la campagna per il salario minimo, per il reddito minimo, contro il consumo di suolo e la legge Bossi-Fini. Ritenevamo che il Pd dovesse cambiare per essere all’altezza delle aspettative della sua gente, che voleva un partito di sinistra che facesse le battaglie per la sanità, il lavoro, i diritti, l’ambiente. Temi che sono maturati nel corso degli anni, nello studio e nel lavoro in Europa, nella partecipazione alle mobilitazioni, nell’ascolto delle nuove generazioni, della società civile, delle associazioni, dei movimenti europei, soprattutto quello femminista e quello ambientalista, e nella consapevolezza della necessità di tenere insieme queste lotte a pari livello, oltre ogni confine. La nostra visione: una proposta politica che mancava in Italia, che fonde la questione sociale con la questione ambientale — perché sono inscindibili — e che ne trae un nuovo modello di sviluppo, per promuovere lavoro dignitoso e innovazione delle imprese”.
Eppure prima delle primarie in pochi conoscevano il suo nome, ancora meno avrebbero saputo scriverlo sulla scheda elettorale, allora dov’ era Elly Schlein prima di quel momento? “ Ero in basso, tra la gente in piazza, mescolata alle lavoratrici e ai lavoratori, ai precari, agli attivisti, ai volontari. In basso e a sinistra. La motivazione per correre alle primarie, guidare il Pd, è in linea con tutto questo percorso. Anche quando eravamo all’università, e quando poi ci siamo avvicinati alla politica, la questione in fondo era sempre quella: cercavamo la nostra casa. Sentivamo di non averne pienamente una. Capivamo che il Partito democratico era quel luogo che avremmo dovuto sentire come casa, ma per tante ragioni non lo sentivamo ancora così. E allora renderlo pienamente casa è sempre stato il vero scopo”.

Tradisce l’ emozione Elly Schlein quando racconta la fatica e lo sforzo collettivo, quel gioco di squadra che ha contribuito a riaccendere la speranza dopo il risultato europeo in tutti coloro che si erano allontanati dalla politica a sinistra e non ci credevano più: “Per questo ho scelto di compere un giro per l’ Italia ad ascoltare e raccogliere le delusioni di chi si è sentito tradito e sfiduciato e che crede che il suo voto non faccia più la differenza. La a ricucitura è un lavoro lungo, paziente, da fare con umiltà. E un lavoro che quasi mai viene raccontato”.

Nel libro racconta che a 20 anni all’ università a Bologna organizzava i cineforum perché voleva diventare regista cinematografica; racconta la sua esperienza nella campagna elettorale di Obama a 20 anni, affascinata da quel modo di fare politica; racconta di quando a Bologna la Sinistra Universitaria le impedì di parlare e fu lì che iniziò il suo impegno politico; racconta l’ azione di Occupy  PD con le magliette “siamo più di 101”, battaglia che perse perché quel governo che non le piaceva proprio invece si fece; racconta l’ uscita dal PD nel periodo renziano, le critiche alla buona scuola e al jobs act, gli anni dell’ antipolitica: non è solo la sua storia, dice, ma la storia di tanti che ora vogliono rimettere al centro la vita delle persone.

La sua è un’ appartenenza multipla: nata in Svizzera ma italiana, cresciuta a Bologna da padre statunitense, cittadina del mondo ma anche dei piccoli paesi montani. Perché Elly è gelosa dei luoghi che ama e li abita tutti con la medesima curiosità. “ La storia dell’ appartenenza è fondamentale: tante famiglie italiane sono nate da intrecci, mescolanze, migrazioni. Come la mia. L’ appartenenza più piena l’ ho trovata nella politica, da quando nelle scuole pubbliche all’ estero crescevo in un contesto con ragazzi diversi da me, che fuggivano dall’ ex Jugoslavia, dalle dittature.  Diversi ma con la stessa voglia e lo stesso impegno per i diritti di tutti. Siamo tutti storie miste. Non esistono studenti stranieri nelle scuole italiane. Chi nasce e cresce in Italia per me è italiano”.

Ricorda quando una sera a San Giovanni Persiceto in un ristorante incontrò Matteo Salvini e gli fece una domanda sulla rotta balcanica, ai tempi della crisi siriana, nell’ incapacità di 27 paesi europei di dare una risposta condivisa.

“Chiesi: ma voi che sembravate interessati al tema immigrazione, perché non vi siete mai presentati alle 22 riunioni sulla riforma degli accordi di Dublino?  Divennero virali le immagini della sua reazione, disse che per quella domanda si senti aggredito”, le scappa un sorriso a pieni denti: “Non esiste stare dentro l’ Unione Europea senza assumersi anche delle responsabilità: chi arriva in Italia, entra in Europa”.

“La cultura per me è sempre stata una grande occasione di crescita personale e uno straordinario veicolo di inclusione. Mentre la furia ideologica delle destre che blocca il progresso, il mio criterio è il pluralismo, non il profitto. E la passione sfrenata per un’ Europa diversa, più integrata sulle politiche. Progressista, ecologista, femminista. Abbiamo il governo più a destra della storia repubblicana. Riprendiamoci la nostra identità: la questione sociale, i diritti, l’ inclusione. E riprendiamoci la nostra casa”.

E sul campo largo, dice; c’è ancora tanto da fare ma i risultati di giugno e luglio ci dicono che siamo sulla strada giusta. I punti sono la difesa sanità pubblica (gastroscopia è la parola più presente nel libro, scherza); la difesa della scuola pubblica come prima grande leva dell’ emancipazione delle persone; il lavoro e la grande autocritica necessaria sul passato del PD – la battaglia sul Salario minimo e per il rinnovo dei contratti ma anche la questione della sicurezza sul lavoro e delle politiche industriali per accompagnare la conversione ecologica; i diritti sociali e civili, la cittadinanza, le battaglie per la comunità lgbtqia+, i diritti delle donne”.

Ha occhi luminosi e non parla politichese Elly Schlein, in questa calda serata di fine estate romana:  “Vi propongo un viaggio da fare insieme, un dialogo da affrontare. Se in questa che leggete trovate anche la vostra storia, venite a darci una mano: abbiamo bisogno anche di voi”.

Eleonora de Nardis

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CERVETERI: BACI DI CULTURA NELLA CITTÀ ETRUSCA

Tra il 17 e il 19 aprile Fondazione LIA svolgerà diverse attività a Cerveteri, nel contesto del progetto BaCi di Cultura promosso dalla Biblioteca comunale di Cerveteri “Nilde Iotti” nell’ambito del bando del Centro per il Libro e la Cultura (CEPELL) e cofinanziato dalla Fondazione CaRiCiv.


Fondazione LIA affiancherà gli operatori locali per diffondere il suo know how in materia di inclusione e lettura accessibile. Il calendario degli appuntamenti:


- ll 17 aprile dalle ore 9:00 alle ore 13:00 a Palazzo Granarone avrà luogo il corso "Il potenziale della lettura accessibile digitale", rivolto ai bibliotecari, agli assistenti alla comunicazione e ai familiari di ragazzi con disabilità visiva che vogliano approfondire il tema della lettura digitale accessibile, .
Denise Nobili di Fondazione LIA spiegherà con quali modalità e strumenti leggono le persone con disabilità visiva, che caratteristiche ha una pubblicazione digitale accessibile e quali sono i formati e i sistemi di protezione che rispondono ai requisiti di accessibilità. Affronterà poi il tema della ricerca e della consultazione delle informazioni relative all’accessibilità degli e-book born accessible, illustrando il funzionamento del catalogo libriitalianiaccessibili.it e del bollino LIA, che contrassegna questi testi anche all’interno della biblioteca digitale MLOL.


- Il 17/18 aprile dalle ore 14:00 alle ore 18:00  al Granarone e il 19 aprile stesso orario alla Sala Ruspoli del Castello si terrà il corso "Oggi leggo anch’io" ,rivolto a ragazze e ragazzi ciechi e ipovedenti interessati a scoprire le potenzialità delle pubblicazioni digitali accessibili e a esplorare, sotto la guida di un formatore specializzato in software assistivi e nuove tecnologie, l’utilizzo di soluzioni e strumenti per la lettura di e-book e testi accessibili su smartphone e tablet.


- Il 19 aprile alle ore 19:00 ci sarà l'evento conclusivo Reading al buio che avrà come ospite la scrittrice Giulia Caminito, che leggerà brani tratti dal suo romanzo L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) insieme a una persona con disabilità visiva.

 

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PET CARPET FILM FESTIVAL

Il Festival unico nel suo genere, per i Cortometraggi  che raccontano storie drammatiche ma anche divertenti di animali. Ideatrice e curatrice artistica la giornalista Federica Rinaudo,che ha voluto mettere in risalto   l'impegno delle varie associazioni di volontariato nelle operazioni di soccorso e gli sforzi per tutelare l'ambiente e le sue creature, sensibilizzando l'opinione pubblica alle difficoltà e alle sofferenze che gli animali affrontano nella loro vita, sia per l'animale domestico che  per il randagio, compresi gli animali che svolgono operazioni di soccorso.

La manifestazione è stata realizzata grazie alla collaborazione della realtà leader Pet Store Conad e Vitakraft. Patrocinata dal Senato della Repubblica,Camera dei Deputati,Polizia di Stato,Arma dei Carabinieri,Croce Rossa Italiana,Fnovi, Anmvi e con Anas,(gruppo FS italiane) che ha selezionato i corti finalisti. Invitati sul palco hanno fatto presente come nei tratti stradali di loro competenza riescono a salvare un animale ogni cinque giorni,evitando possibili incidenti stradali.

I corti sono storie che ci fanno molto riflettere sulle sofferenze e le difficoltà che vivono i nostri amici a quattro zampe ed anche sul loro rapporto con gli umani .

La giuria è stata presieduta dall'attore Enzo Salvi, composta tra gli altri da Sebastiano Somma, Andrea Roncato, Milena Miconi., A presentare la manifestazione Federica Rinaudo affiancata da due personaggi speciali Beppe Convertini e Cinzia Leone entrambi condividono la loro vita con un amico a quattrozampe. Novità di questa edizione oltre i corti in concorso sono stati premiate le scuole e i laboratori a tema seguiti con entusiasmo dagli studenti e dagli insegnanti. Premio “una vita a quattro zampe” al ballerino e coreografo Garrison Rochelle.

Molto emozionante il ricordo del cane più anziano del mondo Cicci ,che è scomparso all'età di 24 anni,per l'occasione è stato proiettato un video commentato dal personaggio Ivana Tram che organizza iniziative di beneficenza in memoria di Cicci. Presente alla Casa del Cinema anche unità cinofile di Polizia e Carabinieri con i loro cani addestrati, come Nathan un pastore tedesco che con il suo fiuto riesce a scovare le sostanze stupefacenti nascoste nei trolley.

Fra i corti finalisti il vincitore della sesta edizione è stato “ Sliding dog” di Doroti Polito, storia di una vacanza sulle spiagge di Alassio, raccontato attraverso gli occhi del cane Cecio,film spiritoso contro l'abbandono dei cani che sensibilizza i padroni a portarli con loro in vacanza. Per la sezione Mondo Quotidiano, premio a "La storia di Amelie" dell'associazione "La Voce dei Conigli" di San Pietro in Cariano (Verona), primi nella sezione Docu Pet "Gioia della diversità" dell'associazione Rotelle nel cuore, operativa nella località di Villa d'Adda in provincia di Bergamo. Riconoscimento speciale all'associazione "Passione Pappagalli Free Fly" che si occupano di far volare liberi i volatili. Tanti gli applausi per i ragazzi del musical "AbracaDown" che hanno dato vita ad un balletto contro i luoghi comuni che penalizzano umani e animali. 

L'accesso alla serata è stato gratuito ma a condizione che si arrivasse con accessori, medicinali, alimenti per animali  da devolvere alle associazioni che si occupano degli animali meno fortunati.

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I SERIAL KILLER IN MOSTRA
Milleduecento metri quadri di esposizione, oltre 1.000 reperti provenienti da 50 collezionisti di tutto il mondo del valore complessivo di circa 3 milioni di euro, 100 vetrine, 400 banner illustrativi e 1 corpo umano nella sezione anatomia per un percorso di oltre 2 ore attraverso 20 sale a tema su 3 diversi livelli. Questi i numeri di 'Serial Killer Exhibition', la mostra che racconta la vita e i crimini degli assassini seriali più spietati di tutti i tempi che sarà inaugurata sabato 14 ottobre nelle ex carceri della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto, provincia di Roma. "Non solo questa è una mostra mai vista nel territorio romano - ha spiegato il criminologo Maurizio Roccato che ha curato la mostra per la società Venice Exhibition - ma è certamente la prima mostra al mondo dedicata ai serial killer allestita all'interno di un ex carcere, un luogo in cui la vita di molti di questi assassini ha avuto fine".

I visitatori quindi potranno osservare gli occhiali di Jeffrey Dahmer; il freezer in cui il Cannibale di Rotenburg conservava i pezzi di cadavere; la cucina di Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio; gli indumenti dello Squartatore di Yorkshire; la targa originale della Fiat 127 blu coinvolta nel secondo duplice omicidio del Mostro di Firenze; la mannaia usata dal Mostro di Milano. "Si tratterà di un'immersione nel lato più oscuro dell'umanità in cui il crimine è il filo conduttore - ha aggiunto il criminologo - ma sarà anche un modo per ricordare le vittime, troppo spesso dimenticate, attraverso il loro volto accompagnato da nome, cognome e data di uccisione". Verrà inoltre esposta per la prima volta al pubblico la più grande collezione al mondo di scritti e disegni autentici e autografati dai serial killer, alcuni dei quali realizzati pochi istanti prima la loro esecuzione. Grande spazio sarà riservato a Issei Sagawa, il giapponese killer cannibale; Anatolij Moskvin e le sue bambole umane, le lettere autografe dell''Adescatrice delle Autostrade' e del famigerato Ted Bundy. La mostra, sarà arricchita anche da numerosi contenuti multimediali: alcuni teatri di eventi delittuosi, come su un set di Csi, saranno 'visitabili' virtualmente tramite appositi visori per realtà immersiva e schermi touch-screen.
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Salvate il festival Annecy cinéma italien
È stata resa pubblica oggi una lettera aperta - firmata da importanti registi, produttori, attori e montatori italiani - a sostegno del festival Annecy cinéma italien (ACI), annullato per l'edizione 2023, firmata dal direttore artistico Francesco Giai Via insieme allo storico direttore Jean Gili.

L'appello, diramato nel giorno in cui era prevista l'inaugurazione della 41esima edizione, intende - si legge in un comunicato - sensibilizzare la stampa, le istituzioni e l'opinione pubblica rispetto alla cancellazione di un festival storico dall'importante prestigio internazionale e di importanza strategica per la circolazione delle opere italiane in Francia. La lettera è stata firmata da moltissimi professionisti del cinema italiano tra cui registi, attori, produttori, sceneggiatori, montatori che negli anni hanno partecipato al festival ma non solo: da Nanni Moretti a Paolo Virzì, da Jasmine Trinca ad Alessandro Borghi, da Roberto Andò a Marco Bellocchio, dai fratelli D'Innocenzo a Emma Dante, da Matteo Garrone a Kasia Smutniak, da Andrea Occhipinti ad Angelo Barbagallo, da Luigi lo Cascio a Vinicio Marchioni, da Pierfrancesco Favino a Gianni Amelio, da Toni Servillo a Paolo Taviani, da Valeria Golino a Pupi Avati, da Domenico Procacci ad Andrea Paris, e molti, molti altri nomi celebri del cinema italiano. Per Annecy cinéma italien (ACI), storica manifestazione nota a livello internazionale per il suo lavoro sul cinema italiano, il 25 settembre non è un giorno qualsiasi - scrivono i due direttori Francesco Giai Via (Direttore artistico dal 2017 al 2022) e Jean Gili (Direttore artistico dal 1988 al 2016) - è l'ultimo lunedì del mese, giorno in cui tradizionalmente si svolge l'inaugurazione del festival. Quest'anno però accadrà qualcosa che non ha precedenti. Dopo ben quarant'anni, oggi pubblico e ospiti non affolleranno la splendida sala grande di Bonlieu scène nationale. La quarantunesima edizione del festival non avrà luogo. Le ragioni della cancellazione sono sostanzialmente legate ad una situazione di stallo fra le istituzioni locali della città di Annecy che non ha permesso la definizione di un budget con il quale realizzare l'edizione 2023. Le autorità italiane da noi sollecitate si sono dimostrate da subito disponibili a risolvere le problematiche organizzative e finanziarie, senza però incontrare effettivo e positivo interesse da parte delle istituzioni locali. Da direttori - si legge nel testo - che hanno contribuito alla creazione di ACI nei suoi 40 anni di storia abbiamo però ritenuto importante condividere, in questa data così simbolica, alcune considerazioni. L'annullamento è sempre una opzione dolorosa, ma può anche essere l'occasione per riflettere sulle criticità che hanno portato a questa scelta estrema. Noi siamo fermamente convinti che il festival debba continuare ad esistere e che debba essere rafforzato a livello organizzativo, per far si che ciò che è accaduto quest'anno non accada mai più.

Negli anni ACI ha saputo dimostrare il suo ruolo centrale nel rapporto fra Francia e Italia. È una manifestazione partecipata e di successo, profondamente radicata sul territorio. È una vetrina d'eccellenza per lo storico e ben saldo rapporto di cooperazione cinematografica fra i nostri due paesi e vanta la collaborazione e il pieno supporto delle istituzioni e dell'industria del cinema italiano. Anche per questo è necessario ripensare profondamente la governance del festival. Crediamo che sia fondamentale la creazione di un nuovo organismo formato da un gruppo ristretto di personalità di spicco delle istituzioni e del cinema, incaricato di stabilire linee guida e priorità strategiche. È fondamentale che questo nuovo soggetto abbia al suo interno rappresentanti sia francesi che italiani e che possa unire la dimensione locale con figure di primo piano che conoscano profondamente il cinema e la sua industria. Per storia e prestigio è altresì fondamentale che la produzione dell'evento sia realizzata da una struttura solida e di assoluta affidabilità, che sappia dare forma ad un evento di alto profilo e che abbia al suo interno tutte quelle competenze organizzative che hanno fatto di ACI quello che è stato fino ad oggi. Nel corso degli anni il festival ha dimostrato di non essere soltanto la vetrina per una settimana di cinema. ACI ha saputo farsi piattaforma progettuale, sfruttando la sua posizione privilegiata nelle dinamiche franco italiane: basta citare lo straordinario lavoro fatto con le scuole, il successo delle repliche sul territorio del Dipartimento e la spinta propulsiva dell'iniziativa Alpi Film Lab, progetto europeo dedicato alla formazione e alla coproduzione fra i due paesi. ACI ha tutte le carte in regola per inserirsi nella molteplicità di iniziative professionali e di formazione messe in atto dagli organismi istituzionali francesi e italiani, mettendo a disposizione le sue competenze e le sue eccellenze. Abbiamo deciso di condividere questo appello con un gruppo di professioniste e professionisti dell`industria cinematografica italiana a cui il festival è legato e che hanno voluto firmare con noi questa lettera aperta. Il loro supporto è la prova che ACI rimane un luogo unico, che merita un futuro all'altezza del suo passato. Ora è necessario lavorare insieme. Che l`ultimo lunedì di settembre del 2024 sia nuovamente il giorno in cui festeggiare l'apertura di una nuova edizione di Annecy cinéma italien, si sono augurati.

Questi i firmatari della lettera appello in ordine alfabetico: Abrami Elisabetta - Montatrice Amato Alessandro - Produttore Andò Roberto - Regista Angius Bonifacio - Regista Barbagallo Angelo - Produttore Barrese Beniamino - Regista Bellocchio Marco - Regista Benzi Paolo - Produttore Borghi Alessandro - Attore Borromei Marco - Sceneggiatore Braucci Maurizio - Sceneggiatore e regista Calvelli Francesca - Montatrice Carpignano Jonas - Regista Catania Simone - Produttore e regista Chiarelli Andrea - Sceneggiatore Cima Francesca - Produttrice Coluccini Daniele - Regista Corsi Tilde - Produttrice Cravero Stefano - Montatore Cresto-Dina Carlo - Produttore D'Anolfi Massimo - Regista D'Innocenzo Fabio e Damiano - Registi Dante Emma - Regista de Razza Attilio - Produttore De Sica Andrea - Regista Delpero Maura - Regista Di Giacomo Federica - Regista Falsetti Niccolò - Regista Fasulo Alberto - Regista Ferrente Agostino - Regista Ferrone Federico - Regista Frammartino Michelangelo - Regista Gaglianone Daniele - Regista Garrone Matteo - Regista Giapponesi Claudio - Produttore Giovannone Enrico - Montatore Golino Valeria - Regista e attrice Grassadonia Fabio - Regista Greco Alessandro - Produttore Isola Simone - Produttore Labate Wilma - Regista Leondeff Doriana - Sceneggiatrice Lo Cascio Luigi - Attore e regista Magnani Andrea - Regista Manzolini Michele - Regista Marchioni Vinicio - Attore Martella Massimo - Sceneggiatore e regista Marzotto Marina - Produttrice Mastrella Flavia - Regista Mazzoleni Francesca - Regista Morabito Edoardo - Montatore e Regista Munzi Francesco - Regista Occhipinti Andrea - Produttore Oliviero Bruno - Regista e sceneggiatore Palermo Donatella - Produttrice Pannone Gianfranco - Regista Parenti Martina - Regista Perpignani Roberto - Montatore Piccioni Giuseppe - Regista Piredda Mario - Regista Porporati Andrea - Regista Quadri Jacopo - Montatore e Regista Rigo de Righi Alessio - Regista Romana Massaro Francesca- Sceneggiatrice Rosi Gianfranco - Regista Rovere Matteo - Regista e produttore Samani Laura - Regista Sardo Stefano - Regista e sceneggiatore Servillo Toni - Attore Smutniak Kasia - Attrice e regista Stambrini Monica - Regista Steigerwalt Giulia - Regista Taviani Paolo - Regista Torre Roberta - Regista Trevisan Nadia - Produttrice Tuveri Igor 'Igort' - Regista Vannucci Michele - Regista Vicari Daniele - Regista Zadra Flaminio - Produttore Alessi Marco - Produttore Amelio Gianni - Regista Angeli Franco - Sceneggiatore e regista Avati Pupi - Regista Barletti Davide - Regista Battiston Giuseppe - Attore e regista Bellosi Chiara - Regista Bertani Tommaso - Produttore Borrelli Alessandro - Produttore Botrugno Matteo - Regista Calabria Esmeralda - Montatrice Carnelutti Valentina - Attrice Cassigoli Alessandro - Regista Ceccarelli Stefano - Sceneggiatore Chimenti Luigi - Produttore Cioni Giovanni - Regista Comodin Alessandro - Regista Costabile Francesco - Regista Cremonini Alessio - Regista Cristiani Carlotta - Montatrice D'Emilio Ciro - Regista Dainese Chiara - Montatrice De Paolis Roberto - Regista e produttore De Serio Gianluca e Massimiliano - Registi Del Brocco Paolo - Produttore Di Costanzo Leonardo - Regista Diritti Giorgio - Regista Fasano Walter - Montatore e Regista Favino Pierfrancesco - Attore Ferrero Giorgio - Regista Fontana Giancarlo - Regista Freddi Paola - Montatrice Galloni Chiara - Produttrice Gattoni Simone - Produttore Giovannesi Claudio - Regista Giuliano Nicola - Produttore Gramizzi Serena - Produttrice Grasso Stefano - Sceneggiatore Hervé Aline - Montatrice Kauffman Casey - Regista Laudani Chiara - Sceneggiatrice Lettieri Francesco - Regista Luchetti Laura - Regista Manetti Antonio e Marco - Registi Marcello Pietro - Regista Martegiani Chiara - Attrice Martone Mario - Regista Mastandrea Valerio - Attore e regista Matarrese Gianluca - Regista Minervini Roberto - Regista Moretti Nanni - Regista Nicchiarelli Susanna - Regista Olgiati Ivan - Produttore Pacinotti Gianni 'Gipi' - Regista Pallaoro Andrea - Regista Papou Hleb - Regista Paris Andrea - Produttore Piazza Antonio - Regista Picone Nicola - Produttore Pompili Giovanni - Produttore Procacci Domenico - Produttore Rezza Antonio - Regista Risuleo Fulvio - Regista Romeo Andrea - Produttore Rossetto Alessandro - Regista Salvatores Gabriele - Regista Santella Valia - Sceneggiatrice Savona Stefano - Sceneggiatore e regista Sironi Carlo - Regista Spoletini Marco - Montatore Stasi Giuseppe G.- Regista Stocchi Marica - Produttrice Terzi Maria Carolina - Produttrice Travaglioli Cristiano - Montatore Trinca Jasmine - Attrice e regista Valerio Adriano - Regista Vasiljevic Ines - Produttrice Virzì Paolo - Regista Zoppis Matteo - Regista
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A GAIA TORTORA IL PREMIO ESTENSE
Gaia Tortora con "Testa alta, e avanti" (Mondadori) vince la 59esima edizione del Premio Estense. Il verdetto è arrivato alla quinta votazione con 22 preferenze, al termine di un appassionante testa a testa con Paolo Borrometi e il suo "Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana" (Solferino). La votazione è stata caratterizzata da un confronto vivace e partecipato tra la giuria tecnica, presieduta da Alberto Faustini, e quella popolare. Le due giurie stamattina si sono riunite al Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per discutere e votare il vincitore all'interno della quartina finalista composta da: Paolo Borrometi con "Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana" (Solferino), Ezio Mauro con "L'anno del fascismo. 1922. Cronache della Marcia su Roma" (Feltrinelli), Marcello Sorgi con "Mura. La scrittrice che sfidò Mussolini" (Marsilio) e Gaia Tortora con "Testa alta, e avanti" (Mondadori). Il presidente Alberto Faustini, portavoce della giuria tecnica composta da Michele Brambilla, Luigi Contu, Tiziana Ferrario, Paolo Garimberti, Jas Gawronski, Giordano Bruno Guerri, Agnese Pini, Venanzio Postiglione, Alessandra Sardoni e Luciano Tancredi, ha osservato: "La cosa bella di questa edizione è stata la competizione vera fino all'ultimo. I quattro libri finalisti sono individuali e collettivi perché parlano di storie che riguardano il nostro Paese, esattamente come quella raccontata da Gaia Tortora. E' certamente la storia di una famiglia, un'autobiografia emotiva, ma anche e soprattutto la storia di un Paese che si è confrontato con la mala giustizia, paradossalmente anche grazie alla popolarità del protagonista, diversamente non ci saremmo mai interrogati così tanto sul tema. Ancora una volta è emerso quanto sia libera la giuria, nessuno di noi riesce a fare previsioni alla vigilia e non riesce a farlo nemmeno un giurato popolare".

Gian Luigi Zaina, presidente della Fondazione Premio Estense, dichiara: "Non era facile prevedere l'esito finale perché i quattro libri sono tutti di alto valore. Il titolo di Gaia Tortora è senz'altro d'impatto perché racconta una storia familiare dal punto di vista di chi l'ha vissuta in prima persona, dovendo convivere con il trauma causato da un clamoroso errore giudiziario". L'autrice commenta così il risultato: "Nel mio cuore considero la vittoria al fotofinish con il mio amico Paolo Borrometi un ex aequo, sono due libri che raccontano la storia d'Italia seguendo filoni paralleli, sui quali ci sarebbe ancora molto da dire. Dedico questo riconoscimento a quella ragazza di terza media e quindi ai ragazzi delle scuole e delle carceri dove continuo ad andare, soprattutto in quelle minorili. Vorrei che i ragazzi, attraverso il mio libro, comprendessero che giudicare subito è sbagliato e che utilizzassero la loro testa per farsi una propria idea".

Al termine della votazione è intervenuto il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha così commentato: "Sono felice di aver assistito ad una parte del lavoro delle due giurie che attesta la piena democraticità del Premio Estense. Gaia Tortora, una grande donna che racconta la storia di un grande padre, un uomo che è stato l'emblema di tutti quelli che hanno patito per una cattiva giustizia".

Nel pomeriggio al Teatro Comunale "Claudio Abbado di Ferrara" si svolgerà la cerimonia di premiazione, condotta da Cesara Buonamici, con la consegna dell'Aquila D'Oro a Gaia Tortora e del 39° "Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell'informazione" che la giuria presieduta dal presidente della Fondazione Premio Estense Gian Luigi Zaina e composta da sette imprenditori dei territori di Bologna, Ferrara e Modena (Patrizia Bauer, Luca Cimarelli, Maria Rita Giberti, Paolo Golinelli, Paolo Moscatti, Silvia Pasquali e Giorgio Piacentini) ha assegnato a Federico Rampini. La 59esima edizione del Premio Estense si realizza con la media partnership di ANSA, Rai Cultura e Rai Radio1.
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