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Da Freud a Marcuse. La parabola intellettuale di Mario Mieli, la sua tragica fine e la prassi del Circolo di Cultura omosessuale di Roma che porta il suo nome

I 40 ANNI DEL CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE

Le battaglie, le vittorie e i momenti bui del Mario Mieli in una mostra

24 luglio 2023 - Quella del 28 giugno è ed è stata una data davvero significativa per la comunità LGBTQIA+ con i festeggiamenti del Gay Pride Day e, nella Capitale, dei 40 anni del Circolo di Cultura Omossessuale Mario Mieli. Per l’occasione, alla Pelanda del Mattatoio di Testaccio è stata inaugurata la mostra “RIVOLUZIONARI3”, aperta gratuitamente al pubblico da mercoledì 28 giugno a domenica 30 luglio con ben 5 atelier che ripercorrono la storia del circolo romano: gli anni della fondazione, la drammatica lotta all’aids, le famose serate al Muccassassina, i volti del Pride e i “Rivoluzionari3” oggi.

Se ci si prende del tempo per visitare gli allestimenti, veniamo colti da domande, siamo spinti a guardarci intorno e a cercare di capire a chi più assomigliamo. C’è, all'interno di quelle gallerie figurali, chi porta i capelli lunghi, chi corti, chi è più giovane e chi è più saggio, chi è vestito elegantemente, chi porta i sandali, chi fa l’impiegato, l’avvocato e chi il designer o il tatuatore. Resta l'impressione di avere a che fare con una comunità vasta ed eterogenea al suo interno che ancora sa fare cultura, interrogando e interrogandosi. Tantie anzi tantissime le immagini che mostrano le iniziative portate avanti dall’anno della fondazione del circolo, che corrisponde a quello del tristissimo suicidio di Mario Mieli avvenuto nel 1983. Non è da un giorno che esiste la questa comunità e mio malgrado, per rendermene conto e per conoscere la figura del complesso intellettuale che è stato Mario Mieli, mi ci sono voluti 27 anni e l’invito di un caro amico alla Pelanda. Il giovane milanese morto suicida a trent’anni, trovato con la testa nel forno dopo aver inalato del gas, è stato fieramente “rivoluzionari3” già quarant’anni fa. Lo/la/L3, (confesso di fare fatica con l'utilizzo di questi pronomi), è ritratto mentre posa davanti al Vaticano con un carabiniere o sorridente con il trucco e degli scuri e affascinanti occhiali da sole. Nel suo celebre trattato Elementi di critica omosessuale (1977), Mario Mieli rielabora alcuni degli spunti teorici della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che, tra gli anni cinquanta e sessanta, ne aveva fatto il filosofo francese Herbert Marcuse. In base a questa riflessione, Mieli riteneva che si dovesse denunciare come assurda e inconsistente l'opposizione ideologica "eterosessuale" vs "omosessuale", essendo viziato il principio stesso di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, che l'intellettuale riteneva incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, Mieli ha preferito opporre un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Per Mieli era tragicamente ridicola «la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna" [...]. Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia». Per raccontare la storia del Circolo è necessario partire dal contesto culturale dei movimenti di liberazione omosessuale, che dagli anni Settanta già con i moti newyorkesi di Stonewall, portarono la cosiddetta “questione omosessuale” nel dibattito pubblico. Sono anche gli anni dei primi collettivi e delle prime associazioni, come il “FUORI!” – Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (1971); delle prime manifestazioni pubbliche di omosessuali in Italia, come quella di Sanremo nel 1972 per protestare contro il Congresso internazionale sulle devianze sessuali; dei campeggi gay: nel 1979 il primo a Capo Rizzuto in Calabria, dove si incontrarono per la prima volta le personalità che avrebbero fatto la storia del movimento negli anni a seguire.

Negli anni ’80, oltre all’impegno costante richiesto dalla lotta politico-culturale, le associazioni dovettero affrontare anche l’arrivo della pandemia dell’AIDS. In Italia il primo caso fu diagnosticato nel 1982, mentre i primi due decessi furono registrati l’anno dopo. Anche il circolo Mario Mieli si impegnò con una concreta risposta emergenziale per contenere l’epidemia, attivandosi sul piano della ricerca, partecipando e dando vita a convegni e sottoscrivendo importanti collaborazioni con istituti sanitari nazionali. Dal 1989, per primo a Roma, il Circolo svolse un servizio di assistenza domiciliare per persone con AIDS non autosufficienti, mentre dal 1993 venne attivata l’unità di strada per il servizio di informazione. Tutte queste attività sono ben documentate all’interno della mostra con gli storici documenti degli accordi tra il circolo e le istituzioni, contenuti nelle teche.

La sezione dedicata al Muccassassina (la rivolta delle mucche contro i loro carnefici), uno dei party più famosi d’Italia, ripercorre le tappe delle serate nate per autofinanziarsi e per sostenere le spese dei servizi gratuiti offerti dal circolo, legati alla lotta contro l’AIDS, contro la paura, lo stigma e il rischio di isolamento dovuti al clima di terrore che accompagnava il virus. La storia di Mario Mieli e del circolo di cultura omosessuale rappresenta ogni battaglia portata avanti dalla Comunità LGBTQIA+ con enorme orgoglio, considerati gli importanti risultati raggiunti. Il Circolo ha organizzato a Roma il primo Pride nazionale nel 1994 e sempre a Roma nel 2000, tra l’altro l’anno del Giubileo, è riuscito a far ospitare il primo World Pride. Le foto in mostra ci parlano di madri, padri e lavoratori di ogni età e mostrano con chiarezza le molteplici voci di Roma e dell’Italia che continuano a gridare per i diritti civili. Si cerca, con questa mostra, una continuità, come se la voce del Mario Mieli dovesse continuare ad alzarsi sul pregiudizio e sulla stupidità. Molti sono ancora i vuoti legislativi che le poche leggi esistenti (164 e Cirinnà), e quelle mai approvate (DDL Zan), hanno lasciato rendendo la quotidianità di molti un percorso ad ostacoli.

Giorgio De Paolis

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